Il comune denominatore dell’intero lavoro potrebbe essere il mix di rock e
folk, ma il progetto “Ballata del re” ha l’umile ambizione di scavalcare certe
dicotomie. Al rock folk di brani come “La vita di chi canta”, ”Natale sotto o’
lietto”,”Milù” o “Virush” risponde il “mood” cantautorale, che vuole strizzare
l’occhio al pop più colto di canzoni come “Occhi dispersi e persi”,”Nei giorni
del successo”, ”Maddalena” e ”La notte degli amanti”. Ma l’obbiettivo più
grande di questo album è quella di avere tra le mani un lavoro eterogeneo, in
cui si fondono elementi apparentemente lontani come lo swing de “La ballata de
lu re”, il sound balcanico di “Virush” o gli echi ”indie rock” di “Mai” , la
vena mediterranea di ”Occhi dispersi e persi” e “Maddalena “ o gli accenni
“Irish” de ”La notte degli amanti”. Nonostante il buon numero di strumenti e un
sound spesso articolato, la scelta del disco si è costruita attorno al concetto
di “live album”, conservando feedbacks e dinamiche asciutte, senza un eccessivo
lavoro di editing. I testi si muovono in più direzioni ma figlie della vecchia
scuola cantautorale italiana, senza clichè, senza estetismi forzati. E’ una
scrittura esperta ma “di pancia” che passa dal disimpegno all’ironia, dalla
paura del distacco alla crisi dei trent’anni.